Oggi i casi di amputazione sono prevalentemente attribuibili a due casi: malattia (meningite, diabete e similari) o incidenti (stradali, sul lavoro). Trenta anni fa l’amputazione significava disabilità definitiva, perdita del lavoro, isolamento forzato. Oggi la tecnologia ha aperto nuove strade permettendo al paziente amputato di trascorrere una vita di totale normalità. Ma allora perché molti pazienti amputati scelgono di non avvalersi di sostegni protesici?
Come spesso accade oggi, la possibilità di informarsi a 360 gradi tramite ogni mezzo di comunicazione ha un lato negativo: la disinformazione. Una protesi è un supporto personalizzato, totalmente gestito dal paziente e dal suo medico, che è soggetto a modifiche specifiche per ogni caso clinico. Quindi non è possibile generalizzare su casi di successo o insuccesso, ma è necessario affrontare ogni caso con coscienza critica e spirito professionale per avere un approccio concreto.
Il 22% di casi di pazienti amputati trattati con protesi articolari statiche non accetta l’arto artificiale lamentando dolori e difficoltà nella terapia. Ma ciò comporta un 78% di casi di pazienti amputati e trattati con protesi articolari statiche che accettano l’arto artificiale e ne beneficiano per tutta la vita con il sostanziale abbattimento della disabilità. In modo semplicistico si tratta della metafora del bicchiere mezzo pieno/vuoto.
Il dato più preoccupante però non è questo. Parliamo di 22% e 78% di pazienti amputati che vengono trattati con impianti protesici statici. Questi pazienti fanno parte di un 30% dei pazienti totali amputati, ai quali si aggiunge un 15% di pazienti amputati trattati con protesi articolari meccaniche con impianti neurologici. Si evince quindi che esiste un restante 55% di pazienti amputati che non ricorre a nessun impianto, sia questo statico o meccanico.
Perché quindi un paziente amputato non vuole cambiare la sua condizione potenzialmente in meglio? Per motivi economici? Per motivi di rischio? Per altro?
Analizzando gli ultimi casi trattati, si è evinto che la paura più grande (e infondata) di molti pazienti riguarda la spesa economica per affrontare questo cambiamento. Paura, ancora una volta, basata sulla disinformazione. Gli impianti protesici statici hanno talmente tante varietà di materiali, di impostazioni, di progettazione e di impianto che ne esistono modelli a costi decisamente contenuti. Per non parlare poi delle possibilità sulle protesi articolari meccaniche, che di sicuro sono più complesse delle statiche, ma non necessitano di ipoteche sulla casa.
Come sempre, la disinformazione causa più danni di molte patologie.
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